Australia, la terza guerra mondiale è già qua: è quella dell’uomo contro la Terra

di Francesco Cancellato

6 milioni di ettari in fiamme, 24 persone e 500 milioni di animali morti, 1,8 miliardi di dollari in fumo nella sola Sidney.
Una guerra dichiarata alla Terra che avrà un solo e unico sconfitto certo: quell’umanità che quel conflitto l’ha scatenato. L’Australia, il 18esimo Paese più ricco al mondo - 49.882 dollari a persona di Pil pro capite, più della Danimarca, del Regno Unito, della Francia, dell’Italia - sta bruciando da settembre e non riesce a spegnere una serie di incendi che hanno 6 milioni di ettari di territorio - più o meno l’equivalente di Piemonte, Lombardia e Veneto messe assieme - e ammazzato, finora, 24 persone e 500 milioni di animali. Finora i danni economici sono stimati in circa 165 milioni di dollari di richieste di risarcimento danni alle assicurazioni, ma nella sola Sidney si calcola che la somma dei giorni non lavorati da settembre a oggi abbia bruciato circa 15-20 milioni di dollari al giorno. Contati male, circa 1,8 miliardi di dollari. Nella-sola-Sidney.
Se volevate una lezione brutale su cause e conseguenze del riscaldamento globale, eccovi serviti. Cause, già. Perché è accertato che a scatenare una simile ondata di incendi nel continente australiano siano state le temperature record di questi ultimi mesi, con una temperatura nazionale media che il 19 dicembre scorso ha toccato i 41,9 gradi centigradi, una siccità che dura ormai da tre anni, e un vento che soffia a velocità superiori ai cento chilometri orari. Ergo: potete fare i negazionisti finché volete, ma quando Greta Thunberg dice che la nostra casa è in fiamme – letteralmente, nel caso australiano - dice esattamente questo. Che gli eventi climatici estremi stanno già devastando il nostro pianeta, qui e ora. E che essere ricchi e civilizzati serve a poco, quando la Terra mostra all’umanità il conto della sua inerzia. Che tutto questa accada all’Australia, Paese guidato da uno dei governi che più ferocemente negano le responsabilità dell’uomo sul cambiamento climatico, è solo tragica ironia. E farebbe sorridere, se non ci fosse da piangere, che il premier Scott Morrison, nel suo discorso alla nazione abbia ancora negato qualunque legame tra gli incendi che stanno devastando il suo Paese peggio di una guerra e le politiche che lui stesso ha promosso. Tanto per fare qualche esempio, il Climate Change Performance Index (CCPI) 2020 ha recentemente assegnato all’Australia il peggior punteggio in assoluto nella valutazione della politica climatica, fanalino di coda sia nella categoria delle emissioni di gas serra che in quella delle energie rinnovabili. Ciliegina sulla torta, l’uscita dagli accordi di Parigi e la cancellazione della Garanzia Energetica Nazionale (NEG), un programma energetico, che già di suo era ampiamente insufficiente per sperare di tagliare le emissioni.

Tratto da: fanpage.it

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